Ecco il nuovo panino di Puok che omaggia Napoli, ma non solo: «Tra i progetti futuri c'è anche l'idea di espanderci in altre città»

pizza fritta calzone

Un panino che racchiude l’essenza della città di Napoli, un irresistibile peccato di gola battezzato Diego Armando Masardona. Si tratta della novità creata da Puok, una pietanza che trae ispirazione sia dal mito calcistico, il grande Maradona, che dall’iconica pizza fritta realizzata dall’antica friggitoria La Masardona.

«I nostri panini sono sempre stati un tributo, li abbiamo costantemente dedicati a qualcuno o a qualcosa, spesso personaggi immaginari o persone fisiche come mia nonna Assunta – spiega Egidio Cerrone, co-founder di Puok – Ma questa volta volevo dedicare un panino alla città di Napoli attraverso uno dei suoi prodotti più buoni: la pizza fritta napoletana. Una pietanza che ci rappresenta». La nuova proposta lanciata da Puok nei suoi due burger store è un’idea che ha il sapore di un doppio omaggio alla città: «Attraverso questo panino ho scelto di omaggiare un’attività che stimo tantissimo e che credo  rappresenti la vera devozione alla pizza fritta – spiega in riferimento alla Masardona – loro fanno solo pizza fritta, lo fanno da tanti anni, e credo che sia la più buona di Napoli. Per questo ho scelto di chiamare il panino Diego Armando Masardona».

Un connubio di due nomi che rievocano sia il grande mito del calcio che – con il suo talento divinatorio – è riuscito a conquistare il cuore dei napoletani: il solo e unico Maradona. Un uomo che, al di là dei risultati e delle grandi emozioni regalate attraverso lo sport, è stato in grado di fare molto di più per la città: ha risvegliato nei partenopei la capacità di sognare. Al suo nome è stato scelto di affiancare quello dell’antica friggitoria napoletana, La Masardona. Nata nel 1945 attraverso la grande passione per la pizza fritta coltivata da Carmela Pintauro (moglie di Salvatore Piccirillo).

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L’idea

L’idea di Egidio «nasce dal desiderio di replicare il gusto di una pizza fritta all’interno di un panino» e per farlo «c’era bisogno di reinterpretare i vari ingredienti e stratificarli ad hoc». Una ricetta studiata a puntino e che vede primeggiare i cicoli napoletani piastrati e conditi con sale e pepe, provola fritta, una crema di pomodorini cucinati al forno, ricotta – mantecata con sale e pepe – e una foglia di basilico. Sono questi gli elementi che compongono la ricetta del nuovo panino.

Ma qual è l’ingrediente segreto capace di rievocare il sapore della pizza fritta? «Il segreto risiede proprio nella provola fritta perché è l’elemento del panino che ti riporta a quel leggero unto, quel simpatico crunch che caratterizza una pizza fritta». Egidio ne va fiero. Adora la sua provola fritta: «Ne mangio una al giorno ogni volta che accedo nel locale. Sta diventando il mio pasto preferito», confessa ai microfoni del Mattino. Filante e gustosa. Fritta al punto giusto. Impossibile resisterle.

Così il patron di casa decide di aprire le porte del laboratorio di Puok – quello presente a Spaccanapoli – per mostrare da vicino come viene preparata. Poter accedere al dietro le quinte del buger store non è di certo cosa facile. Un vero privilegio. Così, sotto la guida del carismatico Egidio, si resta ammaliati nel vedere la grande macchina all’opera. Cerrone è riuscito a ricreare una realtà lavorativa dove si respira un’atmosfera familiare. C’è grande armonia tra i dipendenti (sono ben 35 tra lo store di via Cilea e quello di Spaccanapoli).

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Il panino Diego Armando Masardona

Tra questi è Salvatore a mostrare come si prepara il nuovo panino battezzato Diego Armando Masardona. Chissà se sarà in versione limitata. Per adesso Egidio non si sbilancia: «Solitamente i panini di Puok sono sempre in versione limitata, quindi vedremo se sarà così anche in questo caso». Ma c’è un dettaglio nella sua risposta che fa ben sperare: «Qui arrivano da tutt’Italia e ci tengo molto a far assaggiare un panino che racconti della nostra città. Quindi non lo so, adesso vediamo. Quello che posso dire è che già dai primi riscontri sembra essere un panino che andrà benissimo. Solitamente, quando è così, rischia di diventare fisso».

Puok

Puok, un take away diventato iconico. Ma quel è il segreto del suo successo? «Il segreto di Puok sta nella sinergia tra un ottimo prodotto e un’eccellente comunicazione – continua a spiegare Egidio – Per noi entrambe le cose sono allo stesso livello ed estremamente importanti perché se messe insieme creano l’identità di un posto – poi ribadisce – Puok è un piccolo locale ma ha una grandissima identità».

Tutto ha avuto inizio nel 2016 «quando con coraggio abbiamo detto: queste sono le nostre idee, speriamo che vi piacciano e speriamo vada bene». Eh sì, perché quando scegli il suo brand, quando vai al suo burger store non trovi il panino componibile, ma trovi delle idee, delle proposte culinarie. Tutto quello che preparano in cucina viene sistematicamente pensato e sperimentato. Una metodologia rigorosa che ha il merito di rendere perfetto il delicato equilibrio di sapori tra i vari ingredienti selezionati e il panino. Ed è proprio Egidio il vero palato creativo di Puok, nonché il re dello street food partenopeo. Oltre alla produzione si occupa anche di tutta la parte relativa alla comunicazione che, come detto in precedenza, ha un ruolo centrale nel suo progetto.

Il giovane imprenditore si è laureato in Biotecnologie Mediche con 110 e lode – ha lavorato come ricercatore – ma a un certo punto della sua vita ha avuto il coraggio di cambiare e seguire la sua più grande vocazione: «Questo lavoro mi appassiona totalmente e ho lasciato quello facevo per dedicarmi completamente alla mia passione che nasce sin da quando ero un ragazzino – continua a raccontare – La mia vita è scandita da momenti culinari, il cibo ne rappresenta il canovaccio, e aver avuto la possibilità di creare un format dove posso far conoscere questa mia passione alle altre persone, mi fa acquisire la consapevolezza che il mio lavoro è il lavoro più bello del mondo».

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Street food

La realtà del centro storico di Napoli si sta trasformando. Giorno dopo giorno sembrano proliferarsi le attività di street food. Un tipo di street food alimentato spesso dal turismo mordi e fuggi. In tanti sembrano cavalcare l’onda del take away. Una strada che in città profuma di successo e che, ad oggi, può apparire come la più sicura. Ma è davvero così? «Assolutamente non è la strada più sicura. Come tutti i lavori ha i suoi pro e i suoi contro, le sue difficoltà e le sue soddisfazioni».

Cerrone ha fondato un take away dal brand iconico. Ci ha messo il palato e anche la faccia. Consiglieresti a un giovane di seguire le tue orme? «Quello che consiglierei a qualsiasi giovane, indipendentemente se street food o un’altra attività, è di perseguire sempre un qualcosa di cui si è appassionati, che faccia stare bene – poi aggiunge – Ma se devo dare un consiglio, soprattutto per provare a raggiungere il successo, suggerisco di provare ad avere sempre qualcosa da dire, qualcosa da trasmettere per arrivare al cuore delle persone, per non dire alla pancia», questo è il messaggio che lancia alle nuove generazioni, un suggerimento accompagnato da un sorriso genuino.

Ad oggi Puok è presente solo a Napoli. L’idea di espanderti in altre città rientra nei tuoi progetti? «Ci stiamo pensando ma al momento siamo molto lenti come Thanos in Avengers», risponde con una simpatica battuta. Poi aggiunge: «Però pian piano ci arriveremo. Proveremo a lanciarci in una nuova avventura in altre città del Nord o del Centro Italia, ma per adesso procediamo con calma perché abbiamo prima bisogno di capire quando il nostro format sarà pronto per essere perfettamente replicabile». Al momento si sta lavorando sulla centralizzazione della produzione per passare a un unico laboratorio (attualmente sono due).

«In futuro cercheremo di portare Puok altrove. Lo faremo attraverso nuovi locali, o continueremo quello che abbiamo già iniziato lo scorso anno, ovvero porteremo Puok in giro attraverso il nostro food truck arancione». Il furgone enogastronomico dal colore inconfondibile che ha inaugurato nel 2022 il suo tour itinerante: «Siamo stati al Comicon di Napoli, al Beer Fest, e anche a Volla e speriamo di stazionare anche in altre località». Un modo per fare employer branding e al contempo per «far conoscere i panini a tantissime altre persone che magari non possono raggiungerci. Ma questo senza la stretta necessità di mettere radici in un posto. Insomma, proprio come un bel circo di una volta – conclude il concetto sorridendo – Siamo un po’ la Moira Orfei arancione».

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