Giro d'Italia del gin, un liquore ambasciatore del territorio

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Italia patria di santi, poeti, navigatori e… produttori di gin. Ebbene sì, oggi i gin italiani sono circa 800, la gran parte realizzati con botaniche locali che, al pari di altri prodotti enogastronomici, sono espressione dei singoli “terroir”. Un movimento che è iniziato meno di 10 anni fa quando, nel 2013 a The gin day, il più grande evento italiano dedicato al gin, al genever e ai loro botanicals, si presentarono tre piccoli produttori italiani. Oggi il distillato di ginepro è uno degli spirit che performa meglio sul mercato italiano con incrementi annui a doppia cifra che lo hanno portato a essere il terzo superalcolico più consumato dopo grappa e whisky. L’Italia, inoltre, ha un ruolo chiave nella produzione di gin perché fra il 30 e il 40% di distillato mondiale viene realizzato con ginepro nostrano.

 

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I mille gin dell’Alto Adige

In Val Ridanna, Manfred Volgger, proprietario del wellness hotel Gassenhof ha dato vita a una distilleria e a un birrificio artigianale. In particolare, Manfred realizza tre varianti di ArGINtum. Il primo è uno slow gin e presenta note di mandorla e sfumature di ribes rosso e ciliegia, inoltre è leggermente addolcito dall’aggiunta dello zucchero. Il secondo è un London dry gin e presenta un forte sapore di ginepro abbinato a un sentore resinoso tipico delle bacche coltivate in montagna, inoltre, chi degusta percepisce sottili sfumature di lavanda e buccia di lime. Il terzo è un navy strength gin, dedicato ai bevitori più esperti perché il suo sapore puro, è totalmente incentrato sulla bacca di ginepro che si sprigiona proprio grazie all’alta gradazione alcolica che tocca i 57 gradi.

Sempre in Alto Adige ma a Cortina, nasce, dall’amore di un altro albergatore per la sua terra, il Cortina Mountain Gin. Era il periodo del lockdown e, per occupare il tempo libero dovuto alla chiusura dell’Hotel Post proprietà della sua famiglia, Gherardo Manaigo si avventurava per i sentieri alla ricerca di erbe di montagna. Così, insieme a una distilleria emiliana, Manaigo ha creato il gin ampezzano dai sentori erbacei delle sue Dolomiti che vanno dal ginepro al geranio, dalla menta al rosmarino e al finocchietto selvatico, ma soprattutto al mirtillo nero e pino mugo.

L’Alto Adige pare essere la patria d’elezione del gin made in Italy. Infatti, a Merano si produce un altro gin, il Castanea London Dry Gin è un’interpretazione moderna di un’icona autunnale profondamente radicata nella cucina altoatesina: la castagna. L’aroma leggermente nocciolato e dolce della castagna dolce gioca in contrasto con le note vegetali speziate delle altre botaniche.

E poi c’è lo Speck Gin prodotto a Marlengo a base di ginepro e delle spezie impiegate per aromatizzare lo speck come alloro e rosmarino avvolte da affumicatura naturale e da aria di montagna. A Termeno, la famiglia Roner produce il gin Z44 Mignon con estratti di pigne di pino cembro, ginepro, achillea millefoglie e viola. “Z” sta per Zirbenzapfen (pigna), seguita dalla gradazione alcolica del prodotto (44% vol). Il nome riprende anche l’indirizzo della distilleria: Josef-von-Zallingerstraße 44. Yellow come il sole, il gin della distilleria Zu Plun che sorge sulle sponde del Lago di Garda viene aromatizzato con 15 spezie ed erbe del Lago, tra cui galbuli dei cipressi e limoni della limonaia “La Garbera”. Il Gin Sanct Amandus della distilleria Unterthurner di Marlengo combina le note caratteristiche del ginepro insieme a quelle del lampone che donano al gin un sapore unico agrumato e floreale che si esprime al meglio grazie all’utilizzo di scorze di limone, radice di Iris e oli essenziali bacche di prugnolo selvatico.

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Gin e storia

Contrabbando

Come ambassador del territorio il gin spesso ne racconta la storia. Per esempio, a Livigno Contrabbando, ricorda le avventure dei contrabbandieri di montagna che affrontavano lunghi viaggi notturni per trasportare zucchero, caffè, bottiglie di alcool e sigarette, sfidando la legge e la Natura. Contrabbando è realizzato partendo dalla raccolta delle bacche di ginepro, una pianta tenace che resiste al vento e al peso del manto nevoso che nasconde i suoi frutti sotto la neve.

Prebugin

Prebugin, il gin di Boccadasse a Genova, è fatto con il preboggion o prebuggiún l’insieme di 14 erbe spontanee tipiche della tradizione ligure, utilizzate in cucina come ripieno dei pansoti, dei ravioli o delle torte salate. La credenza popolare vuole che il termine “prebuggiún” si leghi all’assedio di Gerusalemme. Il comandante della spedizione cristiana Goffredo di Buglione si ammalò e rimase, febbricitante e debole per diversi giorni. Fu così che i Balestrieri genovesi agli ordini di Guglielmo Embriaco si diedero da fare per recuperare nel deserto delle erbe con le quali preparare una minestra che potesse rimettere in piedi il condottiero francese. Raccoglievano “pro Buglionis” ovvero “per Buglione” che divenne “preboggión”.

Wolfrest Alba

Racconta della cerca del tartufo, patrimonio immateriale dell’Unesco, nei boschi delle colline delle Langhe il gin Wolfrest Alba dal retrogusto leggermente torbato come l’umida terra da cui nasce il pregiato tartufo bianco di Alba. Il ginepro è della varietà piemontese che si sposa con la ricchezza delle nocciole trilobate tostate e con l’eleganza del tartufo bianco di Alba.

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Principe Gin

Il Principe Gin, studiato dal bar manager del Principe Bar dell’hotel Principe di Savoia di Milano, Daniele Confalonieri con i suoi spiccati sentori di mora di gelso, riporta indietro nel tempo, all’epoca di Ludovico Maria Sforza detto “il Moro”, il quale introdusse nelle campagne lombarde la coltivazione del gelso, “murùn” in dialetto, habitat naturale per il baco da seta, promuovendo così tutta la filiera della produzione di questo prezioso tessuto, utilizzato nell’alta moda e nell’arredamento. Un distillato, quindi, che omaggia la tradizione serica della Lombardia e la capitale della moda per antonomasia, Milano.

52 Mule Road

Lungo le Prealpi Vicentine correva il fronte italiano della Grande Guerra e qui una manciata di uomini ha iniziato a costruire, nel 1917, una mulattiera lungo il costone della montagna che portava e tuttora conduce al monte Pasubio: la Strada delle 52 Gallerie. Un’opera eroica e di ingegneria militare, costruita in soli 10 mesi e con i mezzi dell’epoca, citata nell’etichetta di 52 Mule Road, il gin alla Maresina, nome locale del Tanaceto Partenio o Erba Madre che dona un tocco di verde al gin.

Gin Fabbri

Erano gli Anni ’30 quando, da una ricetta del fondatore Gennaro Fabbri, nasceva il Gin Fabbri, che, nel pieno spirito del periodo e con malcelato orgoglio, riportava in retro-etichetta: “rappresenta un primato raggiunto dalla industria italiana in quanto sostituisce pienamente l’acquavite di ginepro di produzione straniera”. Oggi, quasi un secolo dopo, Gin Fabbri ritorna aggiungendo alle botaniche della tradizione, la nota distintiva del purissimo distillato di Amarena Fabbri. Il glorioso passato si ritrova anche nella bottiglia, fedele riedizione di quella degli Anni ’30 e oggi conservata nel Museo aziendale che riporta nelle “spalle” i portici di Bologna, Patrimonio Unesco.

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Helba

“Antichissima tradizione salutare e premurosi suggerimenti del suo popolo indussero Napoleone il Grande ad affidarsi fiducioso alla Fonte dell’Acquaviva ivi cercando nuova salute e nuova lena per l’ala affranta dai cento voli gloriosi. Dal 23 agosto al 14 settembre 1814 qui dettando ai suoi fidi l’eterne memorie del folgorante passato risanava dei mali corporei e ne partiva guarito”. Così recita la lapide che sovrasta la Fonte Napoleone all’Elba. E proprio con l’acqua di questa fonte e le botaniche caratteristiche della macchia mediterranea del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano che crescono spontaneamente sull’Isola d’Elba (mirto, castagne, menta selvatica, ginepro, alghe, semi di coriandolo e la radice di liquirizia) viene prodotto Helba, il gin che porta il nome medievale dell’Isola.

Peter in Florence

Da un alambicco ricreato partendo dal progetto del 1831 per lavorare botaniche coltivate nel Podere Castellare costruito nel XII a Pelago, in provincia di Firenze, nasce Peter in Florence, un gin mix di 14 botaniche, con particolare risalto al fiore di Iris, simbolo della città di Firenze fin dal IX secolo da sempre sinonimo di eleganza e purezza, e al ginepro, pianta caratteristica delle colline fiorentine. La Spring Limited Edition si arricchisce di pistilli di zafferano coltivato fin dall’antichità sulle colline fiorentine e conosciuto come “zima di Firenze” e camomilla, che dona al gin le forti note floreali della primavera toscana.

Scogliera Lavica

Furono i pescatori catanesi, che con le loro piccole imbarcazioni, rimanendo a ridosso della costa, scoprirono più di un secolo fa, il grande valore del mauru, un’alga dal tipico colore rosso e dal caratteristico aspetto filamentoso. Il più delle volte veniva presa dal fondale non profondo e gustata direttamente sulla riva, insaporita solo con una spremuta di limone. Oggi, a causa dell’inquinamento u’mauru si trova solo lungo i 19.9 km di costa che uniscono Catania ad Acireale. Raccolto da febbraio, subito dopo la festa di Sant’Agata, fino a fine giugno viene distillato dall’azienda Scogliera Lavica per aromatizzare il gin omonimo. A sottolineare il legame fra l’azienda, il prodotto e l’ecosistema da cui nasce, parte dei proventi derivanti dalle vendite di “U’Mauru” vengono devoluti alle istituzioni che si occupano di monitorare e proteggere la qualità delle acque della Costa dei Ciclopi.

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