Imbottigliati nell’estate italiana, la ricetta del latte di mandorla

Dall'effervescenza della gazzosa e dell'orzata fino alla frizzantezza del chinotto, le bibite nostrane accontentano tutti. Una lunga storia che ha utilizzato le colture orientali per creare un marchio di fabbrica che disseta intere generazioni

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    Carlo Ottaviano
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    “Fare il giornalista è sempre meglio che lavorare”, diceva Luigi Barzini Jr. Farlo scrivendo di cibo è ancora meglio, aggiungo io dopo 45 anni di lavoro (duro e serio) in tv, quotidiani, mensili e qualche libro pubblicato. Per il Messaggero scrivo anche di economia e attualità.

    Le bevande

    Gli amanti del chinotto, i tifosi della gazzosa (con la variante della S invece della Z), i patiti del latte di mandorla contro quelli dell’orzata (per cui serve solo l’estratto della mandorla). Anche sui “sorsi d’estate” la ricca biodiversità italiana ci offre prodotti naturali e – per chi ci tiene – sovranisti. A partire dalla cedrata, il cui ricordo per le ultime generazioni è legato alla voce di Mina («Quante cose al mondo puoi fare .») nella pubblicità del marchio Tassoni che la produce dal 1793 (227 anni!). Ma è facile farla anche in casa con i cedri (i migliori sono quelli calabresi), zucchero, acqua e qualche grammo di acido citrico. Mezz’ora per prepararla e un giorno per farla risposare. Meno salutare è lo “champagne dei poveri”, la gazzosa, spesso aromatizzata al limone.

    Definizione

    Il termine viene dalla parola gas che le dà l’effervescenza da quando nel 1883 nel Ticino nacque la prima fabbrica di seltz. Parente stretto del seltz è la spuma – semplice acqua gassata e zucchero – con gli aromi che le danno un gusto piacevole e stuzzicante per farne un aperitivo. Fiori di sambuco, radice di rabarbaro, caramello. Ogni famiglia aggiunge altre erbe del posto. Anche il sidro di mele sta tornando in auge, superando i confini delle zone di produzione del Trentino Alto Adige. Usato nella versione alcolica (e riscaldato) nel periodo di Natale, in estate è un validissimo integratore naturale.

    Se limonata e aranciata coprono la gran parte del mercato, non c’è dubbio che il più nobile dei prodotti da estratto di agrumi è il chinotto. È la bevanda considerata autarchica per definizione, anche se il successo ha padri remoti. La pianta arrivò intorno al 1500 dalla Cina trovando l’habitat ideale nel savonese in Liguria. Nell’800 vennero gli imprenditori francesi Silvestre-Allemand a costruire la prima azienda di trasformazione. Il sapore amarognolo (che deriva dalla buccia) conquistò i palati d’oltralpe che nella Belle Epoque lo mixavano col maraschino. Il ritorno di successo degli ultimi anni ha spinto molti imprenditori a impiantare nuove coltivazioni in Calabria e Sicilia per consentire alle aziende nazionali di produrre la tradizionale bevanda ligure (che comunque resta 100% italiana).

    Competitor

    Per anni il chinotto è stato considerato il competitor italiano della Coca Cola, fin quando sul mercato sono arrivate con fortune alterne le Cola italiane. La prima – già nei ’60 – fu la laziale Appia Cola, seguita da Cola Coop (che usa estratti di malto invece del colorante), Galvanina con BioCola, Baladin che impiega ingredienti di Presidi Slow Food di paesi del Terzo Mondo. Il simbolo di Torino, la Mole Antonelliana, è all’origine del nome della MoleCola, che ha varcato i confini nazionali e ora si trova perfino nei fast food americani.

    L’italianità è la caratteristica della creazione di Francesco Bianco e Graziano Scaglia che hanno dato vita al progetto dopo aver trovato un’antica ricetta piemontese di fine ‘800 con l’acqua minerale naturale delle Alpi Marittime. Pruriginosa la curiosità sulle bottiglie in vetro. La forma richiama le silhouette sinuose (vitino stretto e fianchi prosperosi) delle attrici del neorealismo dei ’50.

    La ricetta del latte di mandorla di Claudia Renzi – Granosalis.org

    Ingredienti

    Preparazione

    Step 1

    Ammollate le mandorle in abbondante acqua per circa 12 ore.

    Step 2

    Passato il tempo di ammollo, scolatele e sciacquatele in un colino.

    Step 3

    Mettete le mandorle in un frullatore con un litro d’acqua e frullate a più riprese (se preferite un gusto più dolce, mettete nel frullatore anche 3-4 datteri o un cucchiaio di sciroppo d’agave).

    Step 4

    Foderate un colino a maglia fine con una stoffa di cotone o di lino e filtrate, strizzando molto accuratamente il residuo fibroso.

    Step 5

    Trasferite il latte ottenuto in un contenitore di vetro e conservatelo in frigorifero per 3-4 giorni. Agitate bene prima dell’uso, perché la parte grassa tende a separarsi.

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